Entropia.

New Year’s Resolution

Ti colpisce lì. Mentre sei su un ponte che collega due rive e due mondi distanti, quando l’acqua sottostante precipita vorticosa ma tu pensi di esserne al riparo, mentre sei su un treno che si butta nella foschia e prosegue incurante del suo destino, su un mezzo che si muove al tuo posto e che fa muovere anche te, quando ti adagi su un foglio di appunti senza importanza che esiste solo nella tua testa. Ti colpisce quando ti appoggi su una transenna metallica come il sapore del labbro spaccato dal freddo, quando il cielo scoppia per i fuochi d’artificio e quando il calore delle feste e degli addobbi non basta a scaldarti il cuore. Ti colpisce mentre sei su un traghetto che gioca con le onde e le gradazioni di grigio e poi la nebbia si dirada e rivela una sorpresa.

La nebbia è arrivata all’improvviso e così come ha agguantato l’aria in maniera repentina nello stesso modo scompare, senza lasciare traccia e senza preavviso. E allora ti colpisce. Ti colpisce quel momento, forse una folata di vento, forse una dissolvenza o forse un attimo di tregua nella confusione. Ti colpisce una basilica che compare dal nulla, una struttura imponente, la terraferma, un’insenatura, un colore che riprende il suo posto quando poco prima non si vedeva nulla. Ad un certo punto la vita ti agguanta come la nebbia e sei risucchiato dal lavoro e dalle responsabilità, dalle aspettative e dalle regole, dall’apparente ordine quotidiano che cela soltanto un edificio destrutturato dal caos. Intorno non si vede niente ma tu non puoi farci nemmeno caso.

Poi ti colpisce. Una visione, un proposito, la celebrazione del momento, un’illuminazione. La stanchezza per un momento va via. Si delinea un profilo, un volto, un tramonto, i tetti frastagliati delle case in lontananza.

Ti colpisce il tempo, ti colpisce un nuovo anno, il fatto che Natale è volato via, il fatto che la nebbia e che la morte non facciano sconti a nessuno e non c’è vacanza o giorno di festa che ti metta al riparo.

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Basilica S. Maria della Salute, Venezia – foto personale ©

Eppure… a volte per pura fortuna o puro caso la nebbia si dirada davvero. E forse è questo ciò che vuoi essere o provare ad essere: una forza che si oppone alle storture e che trova l’armonia anche nel caos. Quel soffio di vento che scopre un’opera d’arte dal nulla. Una voce che sovrasta il rumore del terremoto, del maremoto, della paura in moto. Una goccia d’acqua pulita in più per un pezzo di plastica in meno. Uno sguardo per chi si è perso e non sa più dove andare, uno sguardo per chi invece sa che vuole camminarti a fianco per tutta la vita.

Un nuovo tempo è arrivato ma nella corsa contro il tempo forse non c’è più tempo per pensare. Allora fermati e fatti colpire, rivelati qualcosa che prima non sapevi o non conoscevi. Imita la natura che scopre la bellezza anche se non può sottrarsi all’ineluttabile. Prova ancora, fai a turno con la vita a capire dove andare un po’ tu un po’ lei. E alla fine… aspetta. Ci sarà quell’attimo in cui tutto diventa chiaro e torni a vedere. Torni a guardare.

Riparare alla bruttezza del mondo. Vorrei essere quel momento che dirada la nebbia.


D (Cercatoredifavole) augura un buon anno a tutti

👉Soundtrack (“On The Nature Of Daylight” – Max Richter. Ascoltatela, davvero. Ascoltate il grido di disperazione e allo stesso tempo di speranza che solo gli strumenti musicali suonati in quel modo sanno dare.)

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2 comments

  1. nerodavideazzurro · gennaio 2, 2019

    Perché dentro nascono continue epifanie, come comete dalla nube di Oort.
    Buon anno anche a te 🙂

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    • D. (Cercatoredifavole) · gennaio 5, 2019

      Grazie Nero, compagno di epifanie! Forse è la nostra vita stessa una cometa, breve ma intensa e luminosa.
      Speriamo sia un nuovo anno splendente 🙂 un caro saluto

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