Sedici rintocchi.

Vi capita di andare in fissa con una certa canzone? O con l’intero album di un artista? O con un paio di tracce di diverso genere? Ma che domande, certo che vi capita. Ci sono quelle tracce, quelle canzoni trasmesse alla radio, quella musica sentita all’improvviso in un film, quel sottofondo di una pubblicità o di un video su YouTube, quei suoni che capitano per caso e che sembrano fatti apposta per quel momento della vostra vita. A volte trattasi di una traccia che vi disgusta, ma soltanto all’inizio. Succede che poi il mondo sembra congiurare contro di voi e ve la fa entrare per forza in testa trasmettendola ovunque. Quindi ci andate in fissa. E no, non parlo dei tormentoni estivi tunze tunze o delle musichette della boyband di turno che tenta di affascinare le ragazzine. Parlo di musica vera. Di quella che entra in risonanza nella vostra cassa toracica e vorreste strapparvi i vestiti di dosso perché basta lei.


Spesso riesci a trovare la colonna sonora perfetta per le tue emozioni, precisa e puntuale in quel dato momento: una delusione d’amore o un matrimonio, una gita al mare o la notte prima di un esame, la parentesi prima di cadere in un sonno profondo o il pomeriggio trascorso a correre al lago o in bicicletta. Addirittura qualcuno arrivò a ritenere che la musica fosse una forma di doping nello sport. In effetti la musica è il mio doping personale. La ascolto mentre scrivo, mentre studio (a basso volume), mentre corro, quando faccio una doccia, quando non ho voglia di studiare, mentre sono in macchina, in viaggio, sul treno, prima di addormentarmi. La ascolto quando guardo i tramonti. Quando voglio condividerla con qualcuno e quando voglio stare solo. La musica ha un ruolo essenziale nella mia vita, anche se non fossi stato un ballerino o un amante dell’arte sono sicuro che avrebbe esercitato comunque un potere particolare sulla mia anima. Tutte le volte ascolto le tracce in base al mio umore, alcune vanno bene quando è una giornata soleggiata, altre quando piove o addirittura quando nevica. Altre quando piove dentro di me. Sempre perennemente sincronizzate con i miei stati d’animo. La musica è necessaria ed elargisce significato al nostro senso dell’udito. La colonna sonora della vita rende decisamente più bello il viaggio e a volte grazie alla musica puoi viaggiare anche semplicemente stando fermo nella tua stanza.

Tutto quanto ha la sua colonna sonora, che più azzeccata di quella non può esistere. Ogni istante. Anche il mio blog ha il suo player musicale che si avvia in automatico quando apri una pagina (se scorrete in basso fino in fondo troverete il riquadro Soundcloud con il riproduttore), e ho pensato che Ian Livingstone avesse ideato una traccia perfetta per il mio blog, e che quest’ultimo fosse perfetto per la sua musica. Non potevo mettercene nessun altra. Dicevo, tutto quanto ha la sua colonna sonora, la sua nota perfetta e insostituibile, basta solo trovarla. E quando succede, vai in fissa. Quindi sei fregato come quando ti sposi qualcuno. Quella traccia diviene una necessità molesta e la ascolti fino ad averne la nausea con la riproduzione impostata su “ripeti singolo brano”. Quando accade a me penso di arrivare all’esagerazione, i muri della casa e la cartilagine delle mie orecchie si impregnano delle stesse solite note da mattina a sera. Eppure non posso farne a meno, diventa un’ossessione e un bisogno viscerale perché altrimenti non so come parlare alla terra e come comunicare con il mondo, non so come sentire, come dare sfogo ad una sorta di inquietudine interiore, devo ascoltare quel brano perché sembra conoscere me meglio di me. E poi ascolto gli altri due o tre a rotazione e le mie orecchie non hanno mai riposo. La musica è il mio silenzio. E con questo silenzio io mi drogo.

Sono inoltre convinto che abbia un potere catartico e purificatore, la musica. Una volta qualcuno mi disse: « quando sono triste non voglio ascoltare tracce tristi altrimenti divento ancora più triste e mi deprimo ». Per me non è così. Ho bisogno di iniziare un percorso e di affondare in quel mare di tristezza, scavare il fondale e sviscerare l’emozione, comprenderla. Non posso ascoltare canzoncine allegre quando sono pensieroso o giù di morale perché stridono fortemente con le note della mia testa, tanto da farmi serrare gli occhi e contrarre la mascella per la percezione di errore: è come con la forchetta che incide il piatto o con le unghie che grattano la lavagna (a me personalmente non danno fastidio questi rumori ma a molti sì e rende bene l’idea). Una traccia cupa e triste mi tiene la mano e mi aiuta ad abbracciare il dolore quando sto male, a coccolarlo. Prima o poi andrà via da sé. Devo stare male per poter poi stare meglio. Quando sarò stato male a sufficienza semplicemente mi stancherò di continuare a stare male e allora non ci starò più. Ha il suo perché, sì, e la musica mi accompagna lungo l’intero tragitto svolgendo un ruolo essenziale, un po’ come la danza. Mi consente di elaborare la condizione in cui mi trovo e a volte mi fornisce anche la giusta carica e la determinazione per trovare la soluzione ad un problema. Allo stesso modo, enfatizza i momenti più allegri e felici e li rende ancora più belli. Oserei parlare di un rapporto simbiotico, anche per voi esiste un legame così forte e totalizzante?

Ci sono poi quelle canzoni… Quelle tracce che senti non vanno più bene. Che non sono più adatte. Per te, per la tua vita. Che non possono più spalmarsi addosso a te e farti da seconda pelle, perché la tua pelle si è rigenerata e hai cambiato muta come i serpenti e la pelle vecchia rimane lì a terra a seccare al sole. Sono quelle tracce che hanno fatto il loro corso e hanno compiuto il loro dovere, e le hai ascoltate talmente tanto che il solo pensare ai primi accordi ti fa venire la nausea. Il solo avvertire i primi secondi quando il tuo telefono è in riproduzione casuale o quando non ricordi bene quante e quali tracce ha il cd ti fa scattare il dito per mandare avanti. Perché sei andato avanti. Perché ti farebbero tornare indietro ad uno stato d’animo che hai abbandonato e che non vuoi più cercare. Perché ti farebbero ricordare cose di cui non hai bisogno, non hai più bisogno. Perché sono tracce meravigliose e intense che ti sono entrate dentro e non è necessario ascoltarle ancora. Va bene così. Le hai ascoltate a suo tempo fino allo sfinimento e ormai le conosci a memoria. Ti hanno dato tutto ciò che potevano darti, sono collegate a persone o a episodi che hanno fatto parte della tua vita e che poi silenziosamente sono andati via perché non c’era più motivo per restare. O perché non potevano restare. La ricordi bene quella traccia in fondo, e anche l’altra, e l’altra ancora, non te ne puoi dimenticare. Indugi soltanto un istante, il tempo di percepire una cascata di ricordi e di sensazioni che scorrono alla velocità della luce di fronte a te. Il tempo di capire che non vuoi più ascoltare, che le cose sono cambiate e la musica ha avuto il suo effetto, che quei giorni sono finiti e che è impossibile, e sbagliato, riviverli. Il tempo di realizzare che quelle musiche non sono più in sincronia con la tua fase di vita. Il tempo di un mezzo sorriso perché in fondo sai che ce l’hai fatta. Poi premi un tasto, e mandi avanti. Cambi traccia: parte la musica con cui sei in fissa ora. Quel che doveva essere è stato.

La vita non ha i pulsanti di stop e pausa, il rewind esiste solo nella nostra mente e il fast forward esiste solo a posteriori quando ci accorgiamo di quanto veloci siano trascorsi gli anni. La vita è un dito incessantemente premuto sull’unico tasto possibile, play. Una campana comincia a suonare. E chi si ferma è perduto.

In lontananza i rintocchi delle campane di qualche chiesa. A pochi passi da me i rintocchi dell’orologio appeso al muro. Ne conto sedici. Non arrivo alla fine del minuto, prendo il telefono, qualche cd, le chiavi della macchina ed esco.

D (Cercatoredifavole).


[ Dopo una tematica impegnativa e controversa come quella del precedente post “Io non sono arrivato” (clicca qui per recuperarne la lettura) ci voleva un qualcosa di più leggero.

Proseguite qui per qualche suggerimento musicale dando un’occhiata alla pagina intitolata Soundtrack: questa volta le tracce che hanno fatto da sottofondo durante la scrittura del post sono molte e quindi vi consiglio caldamente di spizzarvi i corposi suggerimenti (voglio una statua perché vi faccio ascoltare tracce decenti e grazie a me conoscete la buona musica. Tsk). No, non c’è Sam Smith, me lo riservo per i prossimi post. E no, non ci sono tremila generi, perché per spaziare ci vuole tempo, ispirazione e giusta occasione.

Mi trovate anche su Facebook: se avete un profilo e avete voglia di seguire la pagina Cercatoredifavole associata al blog cliccate qui (https://www.facebook.com/cercatoredifavole) e lasciate un “mi piace” o un commento, vi invito a leggere i post precedenti, condividere quelli che vi sono piaciuti di più e visualizzare altri contenuti speciali. Contribuite anche voi alla sua crescita!

Infine, avete qui incorporati nel post i video di alcune tracce scelte per la Soundtrack, vi invito a riprodurli e a farmi sapere cosa ne pensate. 🙂 Buon ascolto. ]

16 comments

  1. bluebird90 · settembre 22, 2015

    Mi ci rivedo perfettamente in quello che hai scritto! Io sono nata con la musica e credo non la abbandonerò se non mi farà un torto. Mi accompagna sempre durante la giornata e se non posso ascoltarla si presenta come motivetto nella mia mente. Non saprei come fare senza la mia amata musica triste quando sono triste e più vivace quando mi sento bene. Un bellissimo articolo!

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    • D. (Cercatoredifavole) · settembre 22, 2015

      Sono contento che tu condivida queste considerazioni sulla musica, e non ne sono affatto sorpreso 😀
      Spero oggi sia una giornata da musica “vivace”! Grazie per questo bel commento!

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      • bluebird90 · settembre 22, 2015

        Grazie a te! Oggi è giornata da musica retrò, giusta per progettare al pc in santa pace 🙂

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  2. oddonemarina · settembre 18, 2015

    la mia vita è stata scandita da note musicali di vari periodi, (adolescente anni 70), ora per vari motivi ho scoperto la musica classica. Mi rasserena e mi tranquillizza dopo i Quenn e d’intorni, sopratutto mi piace Vivaldi forse un po’ più allegro. Cmq tutto giusto quello che hai detto e mi ci rivedo in pieno anche se ormai i ricordi diventano subito presente. ciao Marina

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    • D. (Cercatoredifavole) · settembre 19, 2015

      Ciao Marina, grazie di essere passata e grazie per il bel commento. Mi fa piacere che più persone si rivedano in ciò che ho scritto, in fondo qualcosa che lega tutti noi si trova sempre: un filo conduttore, che può stupirci e regalarci bei momenti. Mia madre è devota alla musica classica, è un genere che mi attira ma che personalmente ascolto poco. Proverò ad ascoltarlo di più! Buona serata e a presto 🙂

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  3. Enne · settembre 14, 2015

    “In lontananza i rintocchi delle campane di qualche chiesa.” Un’immagine delicatamente catartica.

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    • D. (Cercatoredifavole) · settembre 15, 2015

      Grazie per essere passato/a. Felice che ti sia piaciuta l’immagine, a me è piaciuto il tuo commento, così telegrafico e leggero ma anche pieno di significato (o forse, pieno di possibili interpretazioni). 😉

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  4. Anna Maria Fabbri · settembre 10, 2015

    Bello ciò che scrivi e belle le canzoni che hai messo, ora sono una nonna, e questo stato ti dice già che non sono giovane, ma da bambina amavo molto i film cantati, ora meno; già allora, comunque pensavo, che nella vita mi sarebbe piaciuto moltissimo avere una colonna sonora, come nei film, che immortalasse subito quel momento da me ritenuto importante. La musica mi ha aiutato moltissimo in momenti “NO” e tuttora continua a farlo.

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  5. Ivano Landi · settembre 10, 2015

    Io ho un passato da musicista e fino a poco tempo la musica ha fatto da colonna sonora quasi costante alla mia vita. Da un po’ di tempo in qua ho smesso di ascoltarla quasi completamente. Mi appaga di più il suono delle parole nella mia mente quando scrivo. Ogni tanto però mi riaffiora alla mente un brano significativo del mio passato e allora può essere che io lo ascolti anche più volte di fila. Oppure mi serve un brano di musica per qualcosa che sto scrivendo e allora vado alla ricerca del pezzo giusto e mi fermo solo quando lo trovo.
    In questo periodo in particolare, sono impegnato nella stesura di una serie di post per il mio blog dedicati alle canzoni che hanno segnato la mia vita dall’infanzia in poi. (Credo che mi fermerò intorno ai vent’anni). Per prepararli sto riascoltando tutte quelle antiche canzoni e si sta rivelando senza dubbio una bellissima esperienza 🙂

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    • D. (Cercatoredifavole) · settembre 10, 2015

      Caro Ivano, grazie davvero per aver letto il post e per il suo feedback. Credo che la musica sia un eterno ritorno, possiamo smettere di ascoltarla per un po’, ma poi in qualche modo ritorna prepotentemente nelle nostre giornate. Per un motivo o per un altro.
      Il suono delle proprie parole nella mente mentre si scrive, non è infatti esso stesso musica? 🙂
      La seguo in community e sono curioso di leggere questi post sulle canzoni che hanno segnato la sua vita, potranno essere degli ottimi suggerimenti musicali e un interessante punto di vista per noi oltre che una bella esperienza per lei!

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  6. johndscripts · settembre 10, 2015

    Sto smettendo di ascoltare musica… e la mia vita è un po’ peggiorata da questo punto di vista…
    Farei meglio a riprendere questa sana abitudine.

    Grazie per lo spunto 🙂

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    • D. (Cercatoredifavole) · settembre 10, 2015

      Felice di averti fatto riflettere sulla questione giungendo ad una conclusione positiva!
      Grazie a te per aver letto, caro JohnD, e hai tutto il mio tifo: vedrai che un po’ di musica migliorerà le tue giornate com’è successo a me 😀

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  7. Elena · settembre 9, 2015

    Si, sono anche io tra quelle persone che hanno un rapporto così forte con la musica. L’ho sempre amata. Ho sempre sentito mia madre canticchiare e l’ho vista ballare alle prime note di una bella canzone ritmata. Mia nonna che amava TUTTA la musica aveva persino imparato da sola a suonare la tastiera e la fisarmonica. Forse è genetica, forse ce l’ho nel DNA. Ecco, sono in fissa anche io ora, mentre lascio questo commento sto riproducendo all’infinito Running Away-Midnight Hour che ho conosciuto sbirciando nei consigli musicali che hai lasciato nei precedenti post 😉 Io sono d’accordo con te, quando sono triste, non posso ascoltare musica allegra, non è quello il momento adatto. Sono del parere che tutte le emozioni vanno vissute fino in fondo, poi passano. Quindi, nei momenti tristi, c’è bisogno di musica che culli la nostra mente e il nostro cuore un po’ avvilito. Nei momenti felici ci vogliono invece quelle musiche e quelle canzoni che ti fanno percepire cosa significa essere vivo! Poi, come hai detto anche te, arriva il momento in cui non riusciamo più ad ascoltare quelle canzoni, perché ci hanno dato tutto quello che potevano darci…mi trovi perfettamente d’accordo. Play…si va avanti. Al prossimo stupendo post caro Cercatoredifavole. Non smettere di farci volare con le bellissime immagini che dipingi tramite la scrittura. A presto 😀

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    • D. (Cercatoredifavole) · settembre 14, 2015

      Grazie per il bellissimo commento tesoro e perdona il ritardo. Su questo tema siamo esattamente sulla stessa lunghezza d’onda. So bene cosa può significare per noi, la musica allaccia le cinture e abbottona le due metà di un cappotto. Suggella momenti indimenticabili ed amplifica i ricordi. Fa da perfetta cornice alle giornate, alle chiacchierate, ai silenzi, alle confessioni.
      Ci sarà sempre tempo per premere play, per sedersi e fare avanti e indietro con la testa e il busto, per ascoltare una canzone a ripetizione e sentirne poi altre da cantare insieme. Qui, ora e sempre.
      Al prossimo stupendo commento Elena, sono lusingato e felice che le mie parole possano aiutare a far volare qualcuno ❤

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  8. lamelasbacata · settembre 9, 2015

    Bella disamina, sono d’accordo con te. Anche per me la musica è fondamentale, il lo chiamo il mio “andare in loop” 🙂

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